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Stampanti 3D che cucinano: il futuro della gastronomia a chilometro zero?

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Chloé Rutzerveld è salita agli onori delle cronache per aver progettato un pasto completo da produrre con una stampante 3D. Lo snack del futuro potrebbe uscire quindi direttamente da un laboratorio ed essere contemporaneamente sano e nutriente. Chloé, laureata in design industriale a Endhoven, ritiene infatti di dover smentire il luogo comune per cui il cibo industriale viene considerato poco sano e sintetico, anzi, ne ha fatto la sua missione. Il suo progetto si chiama Edlible Growth, crescita edibile, e consiste nel progettare ecosistemi in cui ogni parte, dalla crosta esterna di pasta alla terra in cui crescono funghi e piantine, è commestibile.

Questo ecosistema dovrebbe crescere fino al suo sviluppo completo nel giro di 5 giorni e migliorare in quanto esperienza utente e sapore a mano a mano che lo si lascia maturare, quindi dovrebbe essere il consumatore finale a decidere quando preferisce mangiarlo.

Questo sistema permetterebbe di diminuire le emissioni di CO2, la distanza di produzione e la lunghezza della catena alimentare, rendendo anche più consci della propria alimentazione i consumatori.

In realtà Edible Growth è solo in fase progettuale e la Rutzerveld sostiene di sperare che questa sua invenzione ispiri la comunità scientifica a continuare la ricerca dato che prima che il progetto diventi fattibile servono grandi progressi sia nel campo della tecnologia stampa 3D che una seria ricerca di biochimica per individuare le migliori combinazioni di nutrienti di ciascun pasto.

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